Convegni

Congresso Mondiale

Titolo: “Congresso della federazione mondiale delle comunità terapeutiche”
Palma De Mallorca, 14 aprile 2004
Congreso mundial de las comunidades terapeuticas
Libro de abstracts
Ceis pdf
Foto

Far(si) male nelle organizzazioni del bene

di Francisco Mele


“UOMO LUMINOSO- Andavo a prendere mio figlio a scuola. Passa un autobus pieno zeppo di gente. Non volevo salirci. Troppo stipato. Ma era tardi. Così mi sono fatto strada nella calca. Dentro i ragazzi cantavano. Una bella canzone. Dei miei tempi. L’avevo imparata quando andavo a lavorare alternando allo studio la campagna. Anch’io mi sono messo a cantare. I ragazzi sorridevano a vedere un uomo dell’età di un padre unirsi a loro con l’entusiasmo dei vent’anni.
Ma d’improvviso spunta fra quei volti tanto simili a quelli dei miei figli una faccia diversa, un ragazzo di quel popolo si era insinuato fra di noi. Anche gli altri lo vedono e di colpo interrompono il canto: solamente la durata di un respiro, poi lo scoppio. Non vedrò mi figlio farsi uomo....non vedrò crescere mio nipote...”

Dal texto teatrale: “Spax” di Maricla Boggio

Il contesto dell’incertezza

Le “organizzazioni del bene”2 si occupano delle persone che incontrano difficoltà esistenziali, materiali , psicologiche nel mondo umano e in quello non umano, con le istituzioni sociali, nella famiglia, e con se stesso.
Il malessere psico-socio-esistenziale è legato al malessere sociale, sebbene oggi non possiamo definire chiaramente gli effetti della new-economy, della politica internazionale, della cultura del mercato globalizzato nella sfera intrapersonale ed interpersonale.
Molti sociologi e filosofi stanno costantemente cercando una definizione per definire la società attuale, la quale ( definizione) descriva la nostra epoca.
I concetti più usati sono rischio, incertezza, post-modernità, seconda modernità, tarda modernita.
La de-territorializzazione, la sopra-nazionalità, la separazione fra stato e nazione, determinano la velocità dei cambiamenti sociali dell’ultima decada.
Secondo Alain Touraine l’individuo si trova nel mezzo di due forze contrapposte: la globalizzazione, con la perdita di tutti i vincoli che lo tenevano legato alla tradizione e al gruppo di appartenenza, e quello che gli impone di fondersi ad una comunità di appartenenza.
Jurgen Habermas sostiene che questo conflitto si pone dentro il mondo vitale e il mondo dei sistemi.
Il mondo vitale si caratterizza per l’azione comunicativa che implica la partecipazione attiva di utti i partecipanti nella discussione che tocca il tema fondamentale dell’esistenza.
La persona non è un mezzo ma un fine ( secondo l’etica di Kant).
Nel mondo dei sistemi ha un ruolo determinante “ il compito che tende ad ottenere il risultato migliore”, la persona si trasforma cosi in un mezzo per raggiungere il fine.
Nel mondo vitale il conflitto si risolve mediante l’azione partecipativa. Attraverso la partecipazione attiva la persona può modificare un ordine giuridico ingiusto, cambiare le regole del mercato e del governo; tutto ciò sembra molto facile in una società relativamente stabile, nella quale i limiti del propria identità sono affidati allo stato e alla nazione. Con la mondializzazione del mercato, tutti i limiti sono scomparsi, cosi che il potere di decidere trascende dal potere del proprio governo nazionale, si impone cosi un meta potere che decide la sorte di tutti: un meta-potere che esprime una volontà esplicita, come ad esempio nel passato, quella di conquistare un territorio¸sebbene sappiamo che nella realtà sono appena 300 gli uomini che tengono la maggiore ricchezza del mondo; il potere- sostiene Ulrich Beck- si presenta sulla capacità di assentarsi; il potere aumenta quando non si minaccia di invadere un altro potere; quando si trasferiscono i bene i economici da una regione all’altra. In questo contesto ognuno soffre per i cambiamenti che non si possono controllare; in questa situazione nessuno può costruire un chiaro progetto di vita con la possibilità di realizzarlo.
Molti problemi e molti limiti li incontriamo nella sfera psichica dell’individuo, nella famiglia, e nella istituzioni.
Appena una di queste strutture decade decadono le altre, in psicologia, si descrive la persona borderline come quella incapace di avere un progetto di vita. Ma se oggi se usiamo tale terminologia, siamo tutti “borderline”.
Il cambiamento che abbiamo descritto nella società, hanno modificato la psicopatologia, la psicologia, e la psichiatria: però, tuttavia, andiamo aventi utilizzando concetti che furono costruiti in un contesto sociale, politico e culturale distinto. Per esempio, si può parlare di “base sicura” in una società del diniego, dell’incertezza, della mutabilità? E’ possibile utilizzare concetti come repressione di tutti gli istinti quando abbiamo un potere “sorridente” che incita tutti al piacere?
La rivoluzione della vita quotidiana ha creato forti cambiamenti nella struttura della famiglia. Una persona vive bene fino ad 80, 90 anni, se si sposa a 25 anni, come può restare fedele al coniuge fino a quella età? Quante famiglie in un arco di tempo cosi lungo una persona può costruire? E quante persone un bambino chiama papà? Un bambino può cambiare 2 0 3 famiglie. Come può un bambino essere sicuro di sua madre, visto che può essere generato da un’altra oppure da una provetta. Si può ancora continuare a dire che un adolescente regredisce alla fase “ventre materno”, quando di tale ventre non si è più sicuri come lo si era una volta?
Didier Anzieu che descrive il metodo “Io-pelle” che protegge lo spazio psichico in una doppia funzione: quella interna, protegge l’Io dalla tensione e la pulsione presente all’interno de Sé, e quella esterna, serve a proteggere il Sé dagli stimoli provenienti dall’ambiente. Nella organizzazione della personalità-al-limite o borderline (Otto Kernberg) il sistema “Io-pelle” presenta una chiara anomalia; l’idea della fascia di Moebius può essere una metafora di come funziona la relazione fra interno ed esterno; il soggetto non può controllare il passaggio del materiale del mondo esterno al mondo interno e nel passaggio del materiale psichico proiettando nel mondo esterno. Ricordiamo che a differenza della psicosi, la persona bordline mantiene il concetto di realtà. Questo sistema “Io-pelle” disgregato lo incontriamo nella famiglia all’interno della quale il padre non permette di filtrare e metabolizzare gli stimoli provenienti dal mondo esterno per proteggere i loro figli. Ma vi sono anche delle situazioni in cui sono i figli a proteggere i il padre.
Da quanto detto fin ora si deduce che le comunità terapeutiche ad un primo livello funzionano come un sistema “Io-pelle” che da lo spazio e il tempo per la ricostruzione della persona.

La società post-nevrotica

La psicologia definisce questa epoca come post-nevrotica, perché il conflitto psichico dentro la coscienza morale e l’Io si è sostituita al conflitto dentro l’Io e la realtà esterna. In una persona possono coesistere varie identità insieme a diversi conflitti. Sono questi i motivi che possono essere considerati la conseguenza della contraddizione presente nella persona.
La caratteristica principale della società post-nevrotica è il declino dell’immagine paterna: in una situazione osserviamo la sua comparsa; il padre si presenta come l’amico del figlio; il padre si appoggia e da pieno consenso ai propri figli per dimostrargli che gli vuole molto bene, il padre è nel pieno della gioventù, e su questa linea di imitazione dell’adolescenza incontriamo leader come sacerdoti, professori, maestri, che rinunciano al proprio ruolo per mantenere una specie di eterna adolescenza.
Il sistema attuale ha generato un maggiore benessere rispetto agli anni precedenti, anche se non ha eliminato la differenza e l’ingiustizia sociale.
Nella società post-moderna scompare il conflitto con la propria coscienza morale, in realtà il conflitto si pone come la volontà di essere sempre efficace, sempre vincente, sempre il primo; si tratta della crisi di tutte le prestazioni sociali e dell’efficienza dell’uomo “io sono okey, tu devi essere okey”, “tutto ciò che mi propongo di fare lo posso fare”, sono tutte frasi che servono ad “inflazionare l’io” o a puntare verso “il benessere di se stesso”senza tener conto della sorte degli altri.
Nella società moderna il soggetto vive preoccupato per la sua immagine, per la cura ossessiva del proprio corpo. A differenza del passato, il Grande Padre invita al piacere, che si traduce nella frase devi “essere il migliore!”.
La nevrosi è caratterizzata dalla mancanza di desiderio, mentre la fase post-nevrotica ti induce a realizzare il desiderio. Secondo Slavoj Zizek è la migliore formula per proibire del tutto il desiderio.
Incitare a realizzare “se stesso” coincide con la trasformazione di alcune comunità terapeutiche in luoghi di “inflazionamento dell’Io”, accentuando il narcisismo, la centralità del soggetto; dobbiamo essere consapevoli che siamo personalmente inter-dipendenti, che è presente una diade con la società, non siamo completamente proprietari della nostra esistenza, siamo co-autori di una storia precedentemente costruita da tutte le precedenti generazioni; siamo i responsabili del mondo che lasceremo ai nostri successori.
E la comunità terapeutica dovrebbe tener conto della triade hegeliana del Potere, del Valere e dell’Avere che può ben illustrare la situazione per la quale i giovani non partecipano alla vita politica o alla vita lavorativa, occupando il posto di consumatori; i giovani si disinteressano della vita religiosa e dell’arte, preferendo mantenersi ai margini della società.
Si pone il problema di come una persona che vive nella strada, dove la propria casa è il mondo, possa accettare lo spazio ridotto della comunità terapeutica. Può questa persona che vive fuori dagli schemi del proprio sistema accettare l’imposizione da parte di un’istituzione dell’organizzazione del proprio tempo?

La violenza nell’organizzazione del bene

Ogni organizzazione del bene si può svincolare dal processo paranoideo- nella concezione del Tavistok Institute- che determina la scissione, la frammentazione e l’autodistruzione.
Quando in una società si riproduce un simile meccanismo patologico per soddisfare la persona o la famiglia si giunge ad una degenerazione del sistema. Le ragioni per le quali nei gruppi sociali si generano meccanismi di violenza.
La teoria della rivalità mimetica di Renè Girard può dare una spiegazione a tal fenomeno.
La definizione del meccanismo mimetico comprende tutta la fenomenologia del desiderio mimetico, la “escalation” della crisi è la soluzione della crisi attraverso l’elezione messaggio giusto.
Il desiderio mimetico è sempre imitativo, il soggetto desidera l’oggetto che designa il modello. Per desiderare lo stesso oggetto si deve appartenere allo stesso mondo, perché l’oggetto e il modello devono essere presenti nel soggetto desiderante; da qui nasce la rivalità mimetica, l’origine di tutti i conflitti interpersonali.
La rivalità non è presente in un oggetto generico, si tratta di possedere l’oggetto desiderato con un altro significato, il modello o il rivale.
Il meccanismo della rivalità mimetica si auto-alimenta, poiché soggetto e modello sono presenti nello stesso mondo, si viene a creare una situazione simmetrica; il soggetto imita il modello e il modello il soggetto; alla fine il soggetto si trasforma nel modello, e a posteriori, si creano “i doppi”.
In questa relazione di simmetria l’oggetto del desiderio sparisce e appare solamente il conflitto fra due rivali. Ciascuno dei rivali cerca la distruzione dell’altro dimenticando i motivi che hanno originato il conflitto.
Il concetto di rivalità mimetica rompe con la psicologia individualista e pone le basi per una psicologia inter-individuale non esiste un desiderio che appartiene all’individuo inteso come unico scopo ma in relazione con gli altri.
Nella storia della cultura il cristianesimo rappresenta un punto di rottura con il sistema della vittima del sacrificio umano. Cristo denuncia, come vittima innocente, tutta la struttura perversa della rivalità mimetica. Perché nella struttura della rivalità mimetica la vittima viene accusata –talvolta ingiustamente- ed è vista colpevole agli occhi di tutti e, quindi, responsabile della violenza scatenata all’interno del gruppo..
Il capro espiatorio ristabilisce l’unità e genera la calma nel gruppo che era a rischio di autodistruggersi. La vittima sacrificale viene dopo elevata all’altare come un dio o un semidio.
Questo meccanismo di rivalità mimetica lo incontriamo frequentemente in tutte le organizzazioni umane. Perché le organizzazioni del bene, che si ispirano al cristianesimo, che ha donato il perdono, non riescono a risolvere secondo i principi evangelici, la crisi generata dalla rivalità mimetica?

La personalità del leader seduttore e manipolatore

Otto Kernberg sostiene che la psicoanalisi si è occupata solo del gruppo mettendo da parte la personalità del loro leader; l’autore si concentra sulla tipologia del loro leader. Egli distingue fra leader che non sa dire di no, il leader che ha bisogno di essere amato e ammirato, il leader che deve controllare tutto , il leader assente , il leader effettivamente instabile, e il leader corrotto. No si deve soltanto studiare la personalità di un leader dal punto di vista della salute mentale, ma si deve tener conto della sua crescita morale, dal suo sistema di valori e il suo rispetto per la giustizia e le norme sociali.
Qualche organizzazione del bene , nate vicine ai sofferenti, si sono trasformati in sistemi burocratici e mettendo da parte i principi del mondo vitale. La vicinanza delle organizzazioni del bene al potere, gli ha allontanato dai bisognosi e sofferenti; alcune di queste organizzazioni sono vere simulatrici del bene, la vicinanza al potere le ha trasformate in strutture soggette ai cambiamenti politici; alcune delle quali si sono trasformate in vere e proprie “holding” economiche e di potere; le persone che lavorano sono diventati semplici esecutori e le persone che chiedono aiuto sono dei consumatori e clienti.
Nelle organizzazioni del bene che si muovono nello spazio intermedio fra la famiglia e la istituzione sociale, talvolta soggetti senza scrupoli prendono il potere bloccando il lavoro del gruppo fondatore e dei suoi adepti; neutralizzando così i principio che hanno dato origine a tali organizzazioni
E’ come se fra mondo il vitale e il mondo dei sistemi si impone una norma arbitrari che può essere in contrapposizione con la norma che governa la società. Tanti nel nome del bene e dell’amore vogliono sanare azioni ingiuste da loro commesse.
Queste anomalie la incontriamo anche nelle istituzioni che studiano il comportamento umano come l’università, le scuole di formazione di post-laurea o di specializzazione. Le scienze chiamate umane non sempre sono umane, incontriamo lo stesso gioco “psicotico” o “ perverso” che reggono la vita delle istituzioni paranoigeniche descritte da Otto Kernberg.
In essa, vi si presenta il leader seduttore, imbroglione, che riesce ad entrare e occupare posizioni importanti e così riesce a de-naturalizzare i valori e gli obiettivi fissati dal gruppo fondatore. E’ il potere che trasforma un leader o è il leader che scopre le sue carte quando giunge il potere ? come neutralizzare gli effetti devastanti di un leader narcisista, persecutore, corrotto, in una organizzazione che si propone di aiutare il prossimo?
Non sempre si può smascherare un leader politico immorale che vuole raggiungere sedurre, corrompere ed imporre la sua immagine vittoriosa a tutta la popolazione che si riferisce a lui ,come il salvatore, la guida; questo tipo di leader con estrema facilità riesce a trasmettere il suo sistema a-morale a una lunga fascia della società. Ci stiamo sempre di più abituando all’immagine patologica di un padre osceno, che nel nome del la proibizione incita al piacere; il motto è “Godi!senza preoccuparti del domani” , “Godi!, senza dover render conto a nessuno” . I mezzi di comunicazione ci mostrano tante persone che hanno avuto successo utilizzando non sempre metodi corretti, come appare nello sport, nella politica e nel mondo dello spettacolo, nel sistema giuridico o nelle istituzioni con fini filantropici.

Le organizzazioni del bene e il potere :

Si pone la questione se, nella comunità terapeutica , che deve accogliere i soggetti che vivono l’angoscia generata dal mondo post-moderno : se bisogna ricostruire il mondo vitale nel quale una persona trovi la sua identità o si tratta soltanto di creare un sistema burocratizzato al quale l’individuo debba assoggettarsi ?
Axel Honneth critica Max Horkheimer che era convinto dell’influenza del controllo centrale del potere per creare una situazione di oppressione sociale e obbligare i soggetti a non reagire all’ingiustizia subita. Honneth sostiene la mancanza in questa teoria del valore costruttivo dell’azione sociale .Possiamo dire lo stesso rispetto a Foucault, perché anche per il filosofo francese , la comunità è il luogo di assoggettamento.

Crediamo che la comunità può trasformarsi nell’esperienza di una società più giusta ; un luogo di relazione inter-personale, la possibilità di superare il narcisismo e l’egoismo patologici. In questo esperimento sociale, come lo è la comunità terapeutica, ciascuno si rende conto che può essere uguale e diverso dagli altri. Nella comunità terapeutica si può descrivere e neutralizzare i meccanismi che originano la violenza dei gruppi e quella individuale.
Così si può studiare l’origine e la risoluzione della crisi interpersonale. Nello scambio socioeducativo della comunità terapeutica si può vivere, interiorizzare, riconoscere la differenza degli elementi fondamentali dell’etica , della morale e della giustizia. Una società, in questo caso una comunità terapeutica, può essere definita secondo le modalità di come risolvere il conflitto sociale , per il tipo di giustizia , per il suo valore etico e morale.
Una comunità è giusta e può essere un luogo di “emancipazione” , capace di aiutare le persone a costruire una identità integrale , se rispetta i principi etici universali della libertà, del rispetto per la vita, e della responsabilità .
Una comunità oppressiva non può generare un uomo libero e emancipato fino al punto della conoscenza morale. Una comunità che non rispetta tali principi, genera persone timorose, incapaci di realizzare una critica costruttiva, soprattutto, incapace di rendersi conto della violenza che ha subito e della violenza che egli stesso riversa sugli altri.
Per i sostenitori di Foucault la comunità è il luogo ammaestramento del soggetto per prendere parte al sistema e per essere meglio controllato.
Noi altri crediamo che tuttavia la comunità terapeutica può , nelle sue forme diverse , dare una risposta , no l’unica, a quelli che soffrono dell’ “alienazione” (concetto ormai oggi in disuso) dell’uomo moderno, e dare una risposta ai giovani che hanno perso il senso e il desiderio di vivere.

La psicoetica

Non ci interessa fare una critica negativa all’organizzazione del bene, al contrario il nostro interesse è quello di eliminare i meccanismi che impediscono di compiere con i loro obiettivi; si tratta di migliorarle e non di eliminarle come sostengono alcuni; dato che esiste l’ingiustizia, degli emarginati, il dolore, la sofferenza, e siamo lontani di risolvere i conflitti sociali, le organizzazioni del bene compiono una funzione fondamentale.
Da alcuni anni ci stiamo occupando di psicoetica: oggi si parla molto di Bioetica, però poco di psicoetica. La psicoetica, secondo la nostra definizione, studia il modo in cui una persona si prende cura del prossimo che chiede aiuto. Un operatore sociale può tener conto del prossimo cercando di stabilire una relazione simmetrica o asimmetrica. Un operatore psicosociale può trasformare relazione di aiuto in una relazione di “gioco di ostaggi”; o, il sofferente diventa “ostaggio” del desiderio di cura dell’operatore o l’operatore diventa “ostaggio” del desiderio del sofferente.
La psicoetica tiene conto dei principi della triade della vita buona secondo la riformulazione di Agnes Heller e di Paul Ricoeur.

Il trialogo e la Trialettica

Il concetto di trialogo prende in considerazione che nel dialogo fra due persone c’è sempre un terzo elemento, la cultura, la teoria, il sistema rappresentativo del mondo, che uniscono o i soggetti in dialogo.
Pensare secondo il metodo trialettico ci permette di considerare il movimento, il processo la dinamica degli elementi che compongono la relazione umana.
La triade della vita buona comprende rettitudine, la scoperta del talento o la potenzialità di una persona, la relazione profonda e significativa che si stabilisce in una situazione di dialogo.
La rettitudine comprende la triade dell’etica, della morale e della giustizia.
L’etica in Ricoeur è l’adesione spontanea ai principi universali come la libertà, la responsabilità, e sopra a tutti il principio della vita che si presenta con la proibizione di uccidere. Nella tossicodipendenza incontriamo la mancanza di libertà, di responsabilità, e la minaccia alla propria vita e a quella degli altri. La morale abbraccia le norme morali presenti in una determinata comunità.
La giustizia comprende le norme sociali che regolano i conflitti con la società. Secondo John Rawls, la giustizia è la virtù della istituzione. Noi crediamo che molti dei mali che colpiscono la persona sono legati ai problemi dell’ingiustizia che sono presenti nel mondo della scuola, del lavoro, dell’università, e nel nostro caso, nell’organizzazioni del bene.
Lawrence Kholberg che si è dedicato all’applicazione del concetto di giustizia nelle scuole, sostiene che la scuola è il luogo ideale per costruire una comunità giusta.
Io credo che la comunità terapeutica possa essere benissimo il luogo per una comunità di Giustizia .
In un progetto socioeducativo com’è la comunità terapeutica si deve tener conto del principio della vita buona.
L’educazione intesa come la trasmissione della rettitudine, della scoperta dei talenti di una persona che necessita di coerenza da parte degli operatori sociali.
È importante considerare che chi aiuta una persona a scoprire un suo talento, la deve aiutare affinché questa scoperta diventi realtà. Anche se nella società post-moderna un individuo può studiare, prepararsi, per cambiare il suo stilo di vita, ma poi non trova il lavoro o l’occupazione giusta per realizzare le sue potenzialità.
Il principio della vita buona si può riassumere cosi “non violare il corpo e l’anima dell’altro” non manipolare gli altri, non considerare l’altro inferiore per la sua razza, per il suo sesso, per la sua appartenenza ad un gruppo sociale diverso.
L’applicazione di questo principio può aiutare le organizzazioni del bene a rinnovare la propria “mission “ e neutralizzare i meccanismi paranoici e di rivalità nascosta che sono presenti nelle differenti istituzioni sociali.

indietro