Convegni

FACOLTA DI TEOLOGIA FILOSOFIA E SCIENZE UMANE
Piazza S. Giovanni in Laterano Città del Vaticano

Convegno: La sfida del post-umano. Verso nuovi modelli di esistenza?
Roma 15-16 gennaio 2005

Individualismo moderno e legame affettivo: ancora famiglia?

LA SOCIETÀ POST-NEVROTICA


Prologo

“ATENA- Quando i Greci staranno navigando da Troia verso casa
Zeus manderà pioggia e grandine tremenda
e tenebrose bufere dal cielo,
e dice che mi darà il fuoco del fulmine
per colpire le navi dei Greci
e con il fuoco incendiarle.
Tu poi da parte tua – è questo il tuo compito -
fai in modo che le coste del mar Egeo
siano colpite da ondate violente
e da vortici marini
e riempi di morte l’insenatura dell’Eubea:
così, per l’avvenire, imparino i Greci a rispettare
i miei templi e a venerare gli altri dei.

POSEIDONE- D’accordo, non c’è bisogno di lunghi discorsi.
Sconvolgerò le onde dell’Egeo. E le rocce di Micene,
e gli scogli di Delo, di Sciro, di Lemmo, e il capo Cefareo raccoglieranno i corpi di infiniti morti.
Adesso va sull’Olimpo e prendi dalle mani di tuo padre
le frecce del fulmine, poi aspetta
quando l’esercito dei Greci spiegherà le vele.
Pazzo chi distrugge le città, e templi e tombe
sacri luoghi dei morti, abbandonandoli alla desolazione.
Lui stesso più tardi dovrà morire. ”

Per rispondere di fronte alle tragedie attuali, sia provocate dalla natura che dall’uomo, dobbiamo interrogare gli antichi; entrare nella Casa del Signore e in silenzio ascoltare la Parola di Dio; meditare sul senso della vita e sul significato della morte.
Non basta la scienza a spiegare la sciagura. Si può continuare a parlare di post-umano, di post-moderno o di tarda modernità? Si può ancora affermare la morte dell’uomo – come sosteneva Foucault - o il superamento dell’umanesimo o dell’antiumanesimo? La Nussbaum scrive che la tragedia greca anticipa la filosofia.
Possiamo forse dire che la tragedia anticipa le domande sulla Tyche, la fortuna. Il senso religioso è all’origine della cultura e la cultura costituisce la protezione dell’uomo esposto nella sua fragilità ai mutamenti della sorte, .
Come essere preparati per non soccombere al destino incerto? La filosofia greca non solo era interrogazione ma anche una tekhné, una tecnica, per difendersi dagli imprevisti dell’esistenza. Anche la spiritualità cristiana induce a essere preparati ad accogliere la visita del Signore che può arrivare come il ladro all’improvviso.

“Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accesse (….). Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà all’ora che non pensate” (Luca 12, 35-40)

La sciagura è accaduta quando tutti eravamo distratti dal rumore del mondo; è difficile calcolarne le conseguenze sulle nostre anime.

Dipendenza e solitudine : la fragilità dei genitori

Da anni mi interesso ai sistemi che influiscono sulla costruzione dell’identità, in cui la persona acquisisce le strutture di regole, valori morali ed etici ad essa necessari per la costruzione del Sé; esse sono essenzialmente la famiglia, la scuola, i centri religiosi, di cultura e, quando questi si dimostrano carenti, le “organizzazioni del bene”, cioè le comunità terapeutiche, le case-famiglia, i programmi di recupero, i centri di ascolto, ecc.
Questi luoghi che per lunghi periodi hanno costituito veramente dei luoghi di sicurezza, in cui si poteva ancorare la persona per la costruzione della propria identità – si trattava di veri e propri ancoraggi per tale costruzione – sono anch’essi in crisi. Ci si interroga sulla funzione della scuola oggi, di quale sia la funzione della famiglia, cioè se la famiglia oggi riesce ad adempiere al suo compito, se le strutture di recupero sono in grado di sanare i disagi derivanti dalle inadempienze della famiglia e della scuola, perché le regole stanno cambiando in quanto viene a cambiare il contesto sociale.
Questo contesto sociale viene definito da alcuni autori – soprattutto dai sociologi – come un contesto di incertezza, una società del rischio.

In questo convegno si pone la sfida del post-umano. Perché non definire il fenomeno anche dal punto di vista psicologico? Ho cercato di analizzare la triade individuo. famiglia e istituzione dal punto di vista della società post-nevrotica; questo concetto mi ha sollecitato ad elaborare altri termini che in certa misura si sono mostrati ancora più rilevanti, come i concetti di psicoetica e di trialogos, che articolati con la triade dell’etica della personalità e il concetto di Vita Buona che ho ricavato da Paul Ricoeur e da Agnes Heller, il termine greco parresìa recuperato da Michel Foucault dal mondo greco ed ellenistico e il concetto di rivalità mimetica secondo René Girard, mi hanno permesso di comprendere le nuove configurazioni e funzioni della famiglia e della scuola in un contesto di incertezza.
Qual è la funzione della famiglia in una società post-nevrotica?

Quando diciamo famiglia cosa ci immaginiamo? Si tratta dello stesso concetto di famiglia per un contadino, per uno che vive in città, per un cristiano, per un musulmano, per un terapeuta della famiglia? Forse conviene dire le famiglie e non la famiglia?

Concetti operativi

la società post-nevrotica; si impone il meccanismo della scissione, il conflitto intrapsichico viene rovesciato diventando conflitto sociale; predomina la personalità bordeline, le diverse forme di depressione, le dipendenze patologiche come le tossicodipendenze, il gioco, l’anoressia e bulimia, il gioco delle macchinete, la dipendenza ad internet, ecc; si verifica la scomparsa del senso di colpa nei confronti dei genitori, ma non si è risolto il conflitto intragenerazionale, bensì, come vedremo, si accentua la rivalità fra genitori e figli:
Il passaggio dal predominio del meccanismo della rimozione (in spagnolo :la represiòn, equivalente della repressione) ci pone l’interrogativo si è ancora valido il concetto di complesso di Edipo come organizzatore della struttura psichica.

Dovremmo parlare anche di pre-umano, ma comunque credo che dire post-umano vuol dire affermare che ci sia stata una fase “umana”, dell’uomo al centro dentro della vita; le guerre, lo sfruttamento del più deboli, gli imperialismi, le colonizzazioni dei popoli, smentiscono che l’umano sia stato il principio etico fondamentale, come sicuramente non lo è stato Dio, perché in nome di Dio si sono uccisi gli uomini. La violenza utilizza i concetti più “alti” per commettere delle azioni più “basse”.

la psicoetica, intendo per psicoetica la disciplina che analizza il rapporto tra genitori e figli, tra un insegnante e uno studente, tra un terapeuta e un paziente, rapporto che si può riassumere nel“ prendersi cura dell’altro”. Nella società post-nevrotica sono i figli a prendersi cura dei genitori; quindi osserviamo sempre con maggiore frequenza : la dipendenza genitoriale. Si è passato dall’epoca del padre padrone al padre dipendente.

Sul concetto di parresìa, scrive Michel Foucault: “mi sembra si riferisca, al contempo, alla qualità morale, all’atteggiamento morale, all’ethos, se volete, da un lato, e dall’altro alla procedura tecnica, alla tekhné, che risultano necessarie, indispensabili per poter trasmettere il discorso vero a che ne ha bisogno per la costituzione di se stesso come soggetto capace di esercitare una sovranità su se stesso, e come soggetto di veridizione tra sé e se stesso”.
Chi è in grado di pronunciare la parola piena, la parola vivente, quella parola Pharmakon come rimedio e non come veleno, che guarisce le ferite dell’anima? E’ chiedere troppo a un genitore di essere franco con il figlio o a un maestro di parlare con l’esempio? Si può essere terapeuta e disonesto? Si può essere un operatore psicosociale e portare una vita disordinata?

Il concetto di Vita Buona,
Il concetto di Vita Buona - che ho recepito dalla filosofa Agnes Heller, sviluppandolo in miei scritti precedenti - ha una triplice valenza: la rettitudine, la scoperta e lo sviluppo dei talenti in ciascuna persona, e i legami profondi e significativi.

La persona retta è quella che tiene conto della triade dell'etica, della morale e della giustizia. Non si può rispettare soltanto uno dei tre elementi di cui si compone la triade per essere una persona retta; anzi, l'eccessiva osservanza di uno solo di tali elementi costituisce una degenerazione, come avviene, ad esempio, quando chi rispetta l'etica, lo fa non tenendo conto delle norme, delle leggi di una società, o come avviene quando colui che rispetta la morale tenta di imporre la sua concezione di essa a tutti quanti, senza tener conto delle esigenze altrui, del costume, delle differenti condizioni e così via, per cui il suo atteggiamento da morale diventa moralistico. Chi impone acriticamente il rispetto delle norme, senza tener conto dello sfondo etico che deve esistere dietro una norma, può arrivare alle aberrazioni verificatesi ad esempio durante il nazismo, dove l'applicazione di norme contro l'umanità veniva giustificata dal senso del dovere e dell'obbedienza.
Per Platone la persona retta è chi preferisce subire l'ingiustizia piuttosto che commetterla.
Da qui emerge l’importanza dell’esempio da parte di colui che vuole trasmettere i precetti, le regole morali e i principi etici.

Il concetto di rivalità mimetica sviluppato da René Girard ci da una chiave di lettura su i rapporti conflittuali interindividuali; noi possiamo applicarla nell’ambito familiare e comprendere così i litigi, i conflitti che possono addirittura sbocciare in omicidio.
La rivalità mimetica: si desidera l’oggetto desiderato dal modello. L’oggetto ha valore perché è desiderato dal rivale. Il meccanismo della rivalità confluisce in una tensione continua a prescindere se realmente quell’oggetto di contesa ha un valore reale o no. L’espandersi della tensione conflittuale rischia di produrre la frammentazione del gruppo o della microsocietà; il gruppo trova una soluzione nel passaggio della logica del tutto contro tutti alla logica del tutti contro uno. La scelta del emissario o capro espiatorio compatta il gruppo e lo salva dalla distruzione. La scelta della vittima viene giustificata dalla frase: “E’ meglio che muoia uno solo e non tutta la comunità ”. Il cristianesimo, segnala René Girard, mette in crisi il gruppo dei persecutori e smaschera così il meccanismo perverso che è alla base dei linciaggi d, di esclusione di una persona o un piccolo gruppo.

Quali sono gli oggetti di contesa fra genitori e figli?

L’oggetto della rivalità tra genitore e figlio maschio potrebbe essere la compagna giovane del padre, quasi coetanea; il posto di lavoro, soprattutto se si tratta di un’azienda familiare; il gruppo di amici, in cui si confondono le età e i ruoli. La dissoluzione della gerarchia e della struttura familiare porta ribaltamenti di ruoli, di funzioni e di compiti.
La stessa rivalità la possiamo trovare fra la madre che cerca di imitare la figlia nel vestire e nell’essere attraente. La rivalità mimetica tra genitori e figli è dovuta alla scomparsa della differenza fra i ruoli, la perdita di un senso dell’autorità e della gerarchia nel sistema familiare; la perdita dei confini fra i diversi nuclei familiari che si sono venuti a ricomporre e scomporre. Ormai siamo abituati ai figli che chiamano il padre o la madre per nome come lo possono fare con un amico, livellando i confini; i genitori sono contenti perché si sentono ancora giovani perché sono accettati nella cerchia dei figli; venendosi a creare una situazione nella quale i figli o rimangono infantili, avendo sempre bisogno dei genitori o assumono il ruolo di padri dei propri padri.

La rivalità mimetica la troviamo molto spesso fra maestro e discepoli. Girard evidenzia come alcuni maestri sono felici di vedere tanti discepoli in torno a lui; si sente estasiato di vedersi come modello, se l’imitazione è troppo perfetta, se l’imitatore minaccia di superare il modello, ecco che il maestro cambia atteggiamento e si mostra diffidente, geloso, ostile nei confronti del discepolo, cercando di scoraggiarlo, diminuirlo; la stessa cosa possiamo riscontrare nel rapporto di alcuni genitori nei confronti potenzialmente o realmente bravi.

Si è modificato il concetto del ciclo vitale della famiglia, io parlerei di cicli simbolici della famiglia come organizzatori dei diversi momenti che ognuno deve attraversare nel tempo e dei passaggi che un individuo fa da un sistema all’altro I rapporti umani sono precari, cambiano, si vive in sistemi di famiglie diverse; si può diventare padre o madre a tarda età, si può essere padre o madre di qualcuno che è coetaneo. Il concetto del nido vuoto sembra tramontato, i figli non rimangono nella casa paterna fino a tarda età. Tanti genitori vivono la terza età come una nuova adolescenza; sono i genitori che rientrano a casa tardi invece dei figli. La fase dell’innamoramento comincia alle medie, e si può riprensentare in qualsiasi altra età. Può essere che un genitore maschio lasci la famiglia per andar a vivere con il suo amico o una madre decida di lasciare figli e marito per un’altra donna. Quando possiamo dire che comincia la terza età? Per alcuni inizia intorno alla metà dei cinquanta ed altri ai settanta, dipende dagli impegni, dalla capacità di ri-creare nuove forme di impegno, di lavoro, di interessi.

Il concetto di svincolo:

dovrebbe essere analizzato sotto una nuova prospettiva secondo i cambiamenti avvenuti in quest'anni, perché quando un bambino viene abbandonato parzialmente dal padre o dalla madre, non è stato il bambino sottoposto ad uno svincolo quando non era in grado di elaborarlo positivamente per la sua tenera età. Pensare lo svincolo dalla famiglia, semb ra che il singolo si allontana dal sistema, ma quando è il sistema a scomparire? Come dovremmo chiamarlo?
Questi sono alcuni degli esempi che mettono in discussione la teoria del ciclo vitale della famiglia

la multigenitorialità: quanti genitori e nonni ha un bambino oggi? a quanti un bambino può chiamare papà senza sentirsi in colpa nei confronti del padre biologico? Quali sono i suoi fratelli, i cugini?

una famiglia è un microsocietà multiculturale, anche si sé della stessa cultura e nazionalità.

Il concetto di trialogo: ogni rapporto umano avviene in un contesto trialogico; l’altro, l’Altro, la terzeità, Dio, il linguaggio, il simbolico, costituiscono il terzo “logos” che impedisce la fusione, l’assorbimento di uno verso l’altro, la differenziazione totale o la estraneazione fra due persone, rompendo il mito dell’individualismo come rifugio in se stesso e il desiderio della costruzione di un bunker dell’io.

Il concetto di trialogo a differenza del monologo e del dialogo, permette che la dimensione spirituale si manifesti.
Nel monologo si rischia la divinizzazione del Sé; nel Sé glorioso non c'è spazio per l'altro .
Nel dialogo c'è l'altro, ma in un rapporto instabile, in cui uno dei partner può diventare l'idolo, l'onnipotente e l'altro, l'assoggettato, il succube o si può scatenare la rivalità mimetica in cui nessuno vuol cedere, in cui il successo dell'altro viene vissuto come la propria sconfitta.
Il trialogo come processo trialettico: dobbiamo differenziare il logos greco, definito come polemos, ossia, il conflitto fra gli opposti; dal logos hegeliano in cui si supererebbe attraverso la sintesi il conflitto fra gli opposti, ma la sintesi diventa di nuovo tesi e quindi si colloca all’interno di un nuovo ciclo conflittuale; infine, il logos espresso all’inizio del vangelo di San Giovanni, si tratta del logos de la non-violenza incarnato nella figura di Gesù che può essere riassunto nel“non rispondere alla violenza con la violenza”. Perché trialogos? Perché tutti e tre logos sono presenti nei rapporti umani, nelle diverse tipi di culture e società.

Duplice carica semantica dell'espressione "capro espiatorio”.
L’espressione capro espiatorio risale al caper emissarius della Vulgata, libera interpretazione del greco apopompaios: “colui che allontana i flagelli “. Il termine traduce a sua volta il termine biblico “destinato a Azazel”; Azazel era il demonio che abitava nel deserto. Nel Levitico viene descritta:

“Aronne gli porrà le due mani sulla testa e confesserà su di lui tutte le colpe dei figli di israele, tutte le loro trasgressioni e tutti i loro peccati. Dopo averli riversati sulla testa del capro, lo manderà nel deserto per mano di un uomo a ciò designato, e il capro porterà su di sé il peso di tutte le colpe in una terra disabitata “. (Lv. 16, 5-10).

.Esiste un rapporto tra le forme rituali e la tendenza degli uomini a trasferire le loro angosce e i loro conflitti su vittime arbitrarie.

L’autore celebra la morte delle scienze umane perché hanno tralasciato le conoscenze antiche, quelle della religione e non hanno capito il meccanismo vittimario proprio della rivalità mimetica.

Il più grandioso di tutti i libri profetici, è il Libro della consolazione d’Israele, uno dei quattro canti che compongono il testo di Isaia . Viene sviluppato il contrappunto fra il Messia trionfante e il servo di Yahvé. (riportare il versicolo 53)

“Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi, (….)
Disprezzato e reiettato dagli uomini, (…)
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori (…)

Ciò che colpisce è l’innocenza del Servo, il fatto che non abbia nessun rapporto con la violenza, nessuna affinità con essa

“Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti.” (Matt. 23,30)

.La centralità della persona implica il decentramento del soggetto come superamento del egoismo e la rinuncia al Sé glorioso.
Il decentramento del soggetto significa che una persona può occupare il centro senza voler impossessarsi di tale luogo ; una persona diventa decentrata si è in grado di sopportare che l'altro occupi il centro senza che si sviluppi in lui il desiderio auto o eterodistruttivo.

La trasformazione del concetto di famiglia

Il concetto di famiglia è cambiato in questi ultimi due secoli. La forma di vita predominante fino al XVIII secolo era il governo domestico della famiglia allargata descritta dai sociologi come una comunità economica. Questa famiglia aveva il compito di assicurare l'esistenza della successione generazionale; in questo contesto non c'era spazio per le inclinazioni, i sentimenti e le motivazioni personali; la scelta del partner e il matrimonio erano stabiliti secondo un accordo prevalentemente economico; non interessava affatto se i futuri coniugi fossero adatti l'uno all'altro.
Secondo Ulrich Beck "la felicità personale' (...) per il contadino era racchiusa nello sposare una donna con la quale lavorava, che gli partoriva figli sani e con la sua dote lo preservava dai debiti. Non si può certo contestare che anche questa sia una specie di felicità. L'amore riferito alla persona del 'partner' in sé, indipendentemente da questo fondamento, non aveva però quasi possibilità di svilupparsi".
Nel passaggio alla società moderna c'è stato un cambiamento del matrimonio e della famiglia. La comunità lavorativa di un tempo si trasforma in una comunità di sentimenti; nasce la famiglia borghese, si definiscono così il privato e l'intimità, che caratterizzano la nostra immagine moderna di famiglia. La famiglia acquisisce una funzione di compensazione, diventando come un porto in cui rifugiarsi da un mondo che diventa estraneo e inospitale. Quanto più i legami tradizionali con la comunità perdono importanza, tanto più le persone vicine diventano significative per la coscienza dell'individuo e soprattutto nella costruzione dell'identità. La perdita di contatti sociali porta l'individuo a cercare stabilità nel rapporto intersoggettivo all'interno del matrimonio.

Amore e identità si intrecciano direttamente: "Nello scambio con il consorte cerchiamo anche noi stessi. Cerchiamo la storia della nostra vita, vogliamo riconciliarci con le nostre delusioni e ferite, vogliamo abbozzare le nostre speranze e le mete della vita. Ci specchiamo nell'altro, e l'immagine del 'tu' è essenzialmente anche un'immagine di desiderio dell' 'io'."

La famiglia borghese viene anche conosciuta come famiglia nucleare, che a livello storico è legata alla fase industriale. L'uomo lavora e porta i soldi a casa, mentre la moglie si occupa dei figli. I cambiamenti come la rottura con la tradizione, la mobilità sociale, l'aumento del livello di istruzione - che coinvolge anche le donne -, il miglioramento del livello sanitario - e quindi l'aumento delle aspettative di vita - hanno modificato notevolmente la rappresentazione e la struttura della famiglia. L'ingresso della donna nel mondo del lavoro ha creato nuovi tipi di tensione nella coppia, in quanto l'autonomia mette la donna in una condizione di parità inimmaginabile in tempi precedenti. Se la donna diventa rivale dell'uomo nel mondo del lavoro, questo non migliora la sua situazione, in quanto si deve anche occupare delle faccende domestiche, della cura dei figli e generalmente dei malati e degli anziani della famiglia; inoltre, anche a parità di lavoro, guadagna di meno, e comunque le sue qualità sono spesso valutate economicamente in maniera ridotta rispetto a quelle dei lavoratori maschili. In tale contesto la coppia diventa un luogo di conflitto e di instabilità; risultano in aumento le separazioni.

Il concetto di nevrosi, di complesso di Edipo elaborato da Freud, risponde a questa struttura familiare borghese. Invece nella società post- nevrotica, il conflitto edipico si sposta a un conflitto di rivalità mimetica simile a quello che accade fuori dal sistema familiare, come sostiene René Girard.

La famiglia e il post-moderno

Hegel aveva differenziato tre ambiti: la famiglia - la sfera privata -, la società civile e lo Stato - la sfera pubblica -. Questa distinzione oggi sta scomparendo. La vita familiare diventa politicizzata, fa parte della sfera pubblica, e la vita professionale e pubblica sta diventando "familiarizzata". In questo modo si partecipa a una grande famiglia e non come individui maturi responsabili. Il problema – afferma Zizek- non sta più nella lotta di emancipazione nei confronti dell'autorità paterna, come affermano ancora le femministe, ma piuttosto nelle nuove forme di dipendenza. Max Horkheimer già negli anni trenta descrive la crisi dell'autorità paterna nella società capitalistica moderna, che invece di "produrre" soggetti responsabili autonomi, in realtà ha prodotto la personalità conformistica e la personalità narcisistica, attenta alla cura di sé.
Nel capitolo "Quale futuro per Edipo?", Zizek si interroga se sia ancora valido il concetto del complesso di Edipo oggi.
Freud aveva segnalato l'importanza del complesso di Edipo nella strutturazione della personalità come proibizione dell'incesto e quindi come possibilità di accedere a un ordine simbolico. Questa proibizione di origine paterna viene imposta dopo l'assassinio del Grande Padre che torna dopo la sua morte nel Nome del Padre. Un legame allora unisce il mito di Edipo con Mosè. In "Mosè e il monoteismo", Freud afferma che la morte del Padre dell'orda è stata l'origine della Legge; quindi il padre che proibisce - la Legge - permette l'ingresso del bambino nel mondo della cultura; questa proibizione è anche l'origine della società. Il Padre morto è anche il Padre simbolico. Nella società moderna, il crollo degli attributi della paternità non ha liberato il Figlio dalla tensione omicida né dalla colpa, e quindi l'ingresso alla cultura viene rappresentato dalla nevrosi come forma che esprime il conflitto fra il desiderio e la realtà.
In questo periodo il padre che proibisce si è tramutato nel Grande Altro che incita al godimento; si tratta del Padre Osceno descritto da Lacan che incentiva la perversione. L'immagine del padre che seduce la figlia è un'immagine che la cronaca ci presenta con frequenza. Questo concetto di perversione e quello di conflitto sono scaduti; praticamente il primo è scomparso dalla letteratura specialistica, soprattutto quando si è deciso di eliminare fra i quadri psicopatologici l'omosessualità; si descrivono di più i casi di sessualità deviata - come il sadomasochismo , l’autoerotismo, la necrofilia - e vengono inseriti all'interno della personalità borderline o delle organizzazioni di personalità al limite. Le esperienze sadomasochistiche sono diventate esperienze alla moda; le riviste di divulgazione popolare le esibiscono come manifestazioni di ricerca del piacere che in linea di massima tutti vogliono e per i quali occorre incoraggiare i più timidi.
Il soggetto della modernità, narcisista, preso dalla cura di sé a mantenere un corpo in forma, competitivo, giovanile, è come se fosse preparato per una gara che non avverrà mai.
L'ingiunzione dell'Altro è "Godi!". Il risultato è l'impotenza sessuale, la frigidità, la noia, la ricerca esasperata di sensazioni limite, di trasgressioni che hanno nella pratica sadomasochista un loro culmine; talvolta qualcuno va ancora oltre, arrivando all'omicidio o al suicidio.

Zizek scrive: " Ancora una volta il Super-io ha portato a termine il suo compito con successo: l'ingiunzione diretta 'Godi!' rappresenta una modalità molto più efficace per impedire l'accesso al godimento rispetto alla Proibizione esplicita che sostiene invece lo spazio della sua trasgressione. La lezione da imparare è che la narcisistica 'cura di sé', e non la rete 'repressiva' delle proibizioni sociali, rappresenta in realtà il più acerrimo nemico delle esperienze sessuali intense".
La ritirata dal grande Altro della Legge simbolica porta al malfunzionamento della sessualità, con tutti i suoi derivati. Le norme proibitive simboliche vengono rimpiazzate da ideali immaginari, il successo sociale, il fitness fisico e altri miti della società del mercato.
Si rischia di passare dal soggetto condizionato, regolato dal sociale , a quello del soggetto borderline che è al limite fra l'ordine legale e lo spazio senza regole, per poi approdare al soggetto senza limiti.
L'ingiunzione che predomina nella società postmoderna, il "Sii te stesso", determina la costruzione di un soggetto totalmente libero che paradossalmente è schiavo di un comando che lo obbliga a essere libero.
Il soggetto fuori dai limiti - o senza i limiti - rischia, secondo me, la perdità dell'identità, la frammentazione o la molteplicità di un Sé che non si riconosce nelle proprie opere, perdendo quindi quei parametri estetici che gli facciano capire la differenza fra bello e brutto, quei principi morali che possano fargli differenziare bene e male, quei principi di giustizia che possano aiutarlo a distinguere il giusto e l'ingiusto.

Secondo Michel Foucault

La famiglia è piuttosto una sorta di cellula all’interno della quale il potere che viene esercitato non è, come si è soliti dire, disciplinari ma, al contrario è un potere riconducibile al tipo della sovranità.

“...la famiglia è l’istanza di costrizione che consentirà di fissare in permanenza gli individui agli apparati disciplinari, che in qualche modo li inietterà al loro interno. E’ perché esiste la famiglia, questo sistema di sovranità che si esercita nella società nella forma della famiglia, che vige l’obbligo scolastico e che i bambini, e dunque gli individui con la loro singolarità somatica, sono fissati e infine individualizzati all’interno del sistema scolastico. Perché si sia obbligati ad andare a scuola, bisogna che si eserciti la sovranità che è propria della famiglia ”

.Il ruolo della famiglia consiste nell’imbrigliare gli individui all’interno dell’apparato della disciplina.

Rappresenta il punto di congiunzione e di scambio che assicura il passaggio da un sistema disciplinare all’altro, da un dispositivo all’altro.

“La miglior prova di ciò è data del fatto che, quando un individuo si trova respinto fuori da un sistema disciplinare come anormale, viene rimandato, appunto, alla sua famiglia. Quando viene espulso da un certo numero di sistemi disciplinari che, l’uno dopo l’altro, lo escludono in quanto non assimilabile, non disciplinabile, non educabile, è nell’ambito della famiglia che torna a essere gettato; ed è alla famiglia che, in quel momento, spetta il ruolo di respingerlo a sua volta come incapace di aderire a un qualunque sistema disciplinare, e dunque di eliminarlo, vuoi nella forma della deriva nella patologia, vuoi in quella della delinquenza”.

Il doppio ruolo della famiglia: quello di fissare gli individui ai sistemi disciplinari, e quello di articolarli e farli circolare da un sistema disciplinare all’altro.

Il ruolo della famiglia nelle dipendenze patologiche viene evidenziato da René Girard

“ I nostri disturbi alimentari non hanno alcuna continuità con la nostra religione: nascono nel neopaganesimo del nostro tempo, nel culto del corpo, nella mistica dionisiaca di Nietzsche, che fa parentesi è stato il primo dei nostri grandi digiunatori. I nostri disturbi alimentari –possiamo estendere questa riflessione di Girard alle altre dipendenze patologiche – sono causati dalla distruzione della famiglia e delle altre reti protettive che fanno fronte alle forze della frammentazione mimetica e della competizione, scatenate dalla fine dei divieti”

Girard scrive: “La famiglia non svolge per me il ruolo necessario che per Freud svolge nella patologia del desiderio. Questa patologia, nel suo principio, non è famigliare. E’ mimetica. Non vuol dire, certamente, che la famiglia non possa diventare patologica. Non soltanto può diventarlo, ma spesso è ciò che le accade nel nostro universo. (….) I rapporti in seno alla famiglia diventano allora simili a ciò che essi sono al di fuori di essa; sono caratterizzati sia dall’indifferenza più totale, sia dal tipo di attenzione morbosa che accompagna il desiderio mimetico ovunque fiorisca, in seno alla famiglia o al di fuori”

I delitti in famiglia mettono in evidenza meccanismi di rivalità mimetica che troviamo fuori dai sistemi familiari. Il padre non ha più la funzione di padre, non rappresenta l’ordine delle generazioni e quindi la legge del ciclo della vita, non è più colui che da vita, e quindi, il figlio non si sente in debito e neanche gli è riconoscente. Il padre diventa l’ostacolo per la volontà di potenza del figlio, gli impedisce di prendersi l’oggetto che il genitore desidera. Ma lo stesso genitore vive nei confronti del figlio i sentimenti di rivalità e desidera impossessarsi degli oggetti desiderati dal figlio. Nella rivalità mimetica scompaiono le figure simboliche di “padre”, di “madre”, di figlio/a. Ad un certo momento del gioco delle aggressività, ciascuno diviene ostacolo dell’altro, l’amore senza eros diviene odio, astio, ribellione, insofferenza.
Come ricomporre il quadro? Come dare passo al comandamento dell’amore evidenziato nella Bibbia da Lévinas, Amami!

Nella società post-nevrotica si accentua

La centralità del bambino

Quanto spazio occupa il figlio, nella mente della madre? E' una domanda che pongo specie alle donne che hanno figli tossicodipendenti, i quali difficilmente si staccano dai genitori. Questo ipercoinvolgimento affettivo mantiene solida la coppia madre/figlio, per cui uno svincolo del figlio dalla madre sarebbe ancora più doloroso che una separazione della moglie dal marito.

La rivalità fra genitori e figli

La fragilità dei figli corrisponde al disorientamento dei genitori. A differenza di alcuni anni fa, in cui i genitori partecipavano attivamente al programma terapeutico, oggi questi genitori non partecipano a nessun tipo di incontro finalizzato all’esame dei problemi che vivono i figli. Ritengo che alcuni di questi problemi, e soprattutto diverse forme di disagio, appartengano anche ai genitori. Psicologi e terapeuti insistono nel mettere in risalto la difficoltà di crescita dei giovani – alcuni lo definiscono “il complesso di Peter Pan” -, ma sono più gli adulti già divenuti tali a rifiutare una crescita intesa come assunzione di responsabilità, accettazione del passaggio degli anni e conseguente modificazione del modo di vestire, di acconciarsi, di passare le ore libere dal lavoro.
Nella società post-nevrotica si è accentuata la rivalità genitori/figli: o si cede e sembra che tutto rimanga in un tipo di rapporto a-conflittuale o il conflitto è esplicito su tutti i campi in cui genitori e figli devono contendersi gli spazi di realizzazione personale.
La teoria della rivalità mimetica di Renè Girard può dare una spiegazione a tale fenomeno.
La definizione del meccanismo mimetico comprende tutta la fenomenologia del desiderio mimetico: la “escalation” della crisi è la soluzione della crisi attraverso l’elezione dell’emissario, oggetto e bersaglio delle tensioni di un gruppo.
Il desiderio mimetico è sempre imitativo, il soggetto desidera l’oggetto che desidera il modello. Per desiderare lo stesso oggetto si deve appartenere allo stesso mondo, perché l’oggetto e il modello devono essere presenti nel soggetto desiderante; da qui nasce la rivalità mimetica, l’origine di tutti i conflitti interpersonali.
La rivalità non è presente in un oggetto generico, si tratta di possedere l’oggetto desiderato con un altro significato, il modello o il rivale.
Il meccanismo della rivalità mimetica si auto-alimenta: poiché soggetto e modello sono presenti nello stesso mondo, si viene a creare una situazione simmetrica; il soggetto imita il modello e il modello il soggetto; alla fine il soggetto si trasforma nel modello, e a posteriori si creano “i doppi”.
In questa relazione di simmetria l’oggetto del desiderio sparisce e appare solamente il conflitto fra due rivali. Ciascuno dei rivali cerca la distruzione dell’altro dimenticando i motivi che hanno originato il conflitto.
Il concetto di rivalità mimetica rompe con la psicologia individualista e pone le basi per una psicologia inter-individuale: non esiste un desiderio che appartiene all’individuo inteso come unico scopo ma in relazione con gli altri.
Nella storia della cultura il cristianesimo rappresenta un punto di rottura con il sistema della vittima del sacrificio umano. Cristo denuncia, come vittima innocente, tutta la struttura perversa della rivalità mimetica. Perché nella struttura della rivalità mimetica la vittima viene accusata –talvolta ingiustamente - ed è vista colpevole agli occhi di tutti e, quindi, responsabile della violenza scatenata all’interno del gruppo..
Il capro espiatorio ristabilisce l’unità e genera la calma nel gruppo che era a rischio di autodistruggersi.
Il terzo tipo di logos, quella del trialogos, appartiene a questa rottura con il sistema della scelta della vittima propiziatoria.

L’investimento sul figlio

Alcune di queste rotture provocano la divisione della coppia, il che avviene anche per altri innumerevoli motivi. Rimane, conteso fra i due, il figlio.
Si verificano diverse situazioni: il figlio può rimanere, di solito, alla madre; talvolta viene assegnato al padre. Questa sorta di assegnazione, nelle sue diverse tipologie, non sempre avviene di comune accordo. E’ recente la rivendicazione dei padri nei confronti dell’assegnazione dei figli; in alcune nazioni i genitori maschi hanno creato delle associazioni attraverso cui rivendicare i propri diritti. Questa novità non è ancora stata del tutto accettata, specie dai giudici dei tribunali minorili, i quali per una sorta di antica considerazione assegnano di preferenza i figli alle madri. A prescindere dalla valutazione della giustizia o meno delle assegnazioni, sta di fatto che il figlio rimane un oggetto conteso per periodi anche molto lunghi e contrastati. Tale situazione conflittuale viene in un certo senso ad attenuarsi, almeno all’apparenza, quando il figlio si trova in una situazione di particolare necessità ad essere assistito, confortato ecc.; quando cioè il figlio contrae una malattia grave – e la condizione di drogato può essere considerata analogamente grave -, i genitori si riuniscono accanto a lui, con l’apparente raggiungimento di una rinnovata coesione di coppia; tuttavia, durante gli incontri ai quali devono partecipare, essi esplodono in accuse e ritorsioni reciproche, dandosi la colpa della situazione di crisi del figlio.
Accade anche che uno dei genitori della coppia divisa scompaia, lasciando all’altro la totale responsabilità, non contestata ma accollata, di occuparsi dell’educazione dei figli e di tutte le loro esigenze. Si tratta in genere della sparizione del padre; di fronte ad una situazione di particolare gravità, questo padre viene cercato e informato. In casi come questi, entrambi i genitori, spesso, si sono creati nuove famiglie; la durata della vita di individui ancora in età utile per costruirsi una famiglia e nuovi rapporti di coppia è notevolmente prolungata; il fatto di tornare indietro ad occuparsi di un figlio che in qualche modo era stato cancellato dalla propria vita, riapre ferite che sembravano dimenticate. Emergono situazioni di particolare difficoltà: ad esempio, se un nuovo compagno della madre si è sostituito al padre vero, occupandosi seriamente dell’educazione di questo figlio, di fronte all’apparire del padre biologico deve mettersi da parte; ne consegue una concatenazione di situazioni di crisi, a partire da questo compagno privato di un affetto acquisito attraverso un impegno, e soprattutto considerando il figlio che di quel padre biologico si era quasi dimenticato, da cui si sente chiamato a manifestare un affetto e una considerazione immeritati.

Nella società post-nevrotica la funzione della famiglia non è più quella di costringere un figlio ad entrare in un sistema, ad esempio la scuola o il mondo del lavoro; se non potremo assistere a tanti casi in cui i figli fino a tarda età non studiano, non lavorano, impoltroniscono in casa tutto il giorno. Perché i genitori accettano situazioni del genere?

Perché tanti giovani non seguono il principio che ciascuno deve guadagnarsi il pane con il proprio lavoro, invece, non per questioni politiche o economiche, tanti di essi vivono fuori dai sistemi di produzione? Si vive nella logica del tutto o niente: si mangia troppo o si rifiuta il cibo, si vive ossessionati dalle diete quando non si pensa che ci sono tanti che non riescono a mangiare tutti i giorni; si alternano inspiegabilmente i momenti di depressione e momenti di euforia. Si vive forme di attaccamento morbose e forme di indifferenza totale verso gli altri.

Infine, si pone la domanda se la famiglia è in grado di preparare i figli non per la guerra come affermava Hegel, bensì, preparare uomini che abbiano la capacità di vivere in pace con il prossimo e in società; e preparare uomini a essere in grado di affrontare le incertezza dell’esistenza.


Pubblicato in “: La sfida del post-umano. Verso nuovi modelli di esistenza?, a cura di Ignazio Sanna, Studium, Roma 2005;
Francisco Mele, “Le spie dell’incertezza, la famiglia, la scuola, le istituzioni. La costruzione del Sé allo sbando”, Bulzoni, Roma 2004;
Euripide, “Le troiane “, traduzione di Maricla Boggio per lo spettacolo rappresentato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.
Francisco Mele, “Io diviso/Io riunito. Per una psicoetica dell’operatore sociale”, FrancoAngeli, Milano 2001;
Michel Foucault, “L’ermeneutica del soggetto ”, Feltrinelli, Milano 2003;

Agnes Heller, "Oltre la giustizia" . Il Mulino, Bologna 1999
"Io diviso/Io riunito"….e " Le spie dell'incertezza"…
citazione riportata dal libro di H. Rosenbaum Familie und Gesellschaftsstruktur (Familia e struttura sociale), da Ulrich Beck ed Elisabeth Beck-gernsheim, “Il normale caos dell’amore”, Bollatti Boringhieri, Torino, 1996;

Ibidem;

Michel Foucault, “Il potere psichiatrico”, Feltrinelli, Milano, 2003;
ibidem;
René Girard, “Il risentimento ”, Cortina, Milano 1998;
René Girard, “Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo”, Adelphi, Milano 2003;

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